Da tempo ormai gestiamo le finanze di enti religiosi ed ecclesiastici e le problematiche e i bisogni riscontrati sono spesso simili tra loro. Innanzitutto, risulta spesso necessario un efficientamento della componente immobiliare del patrimonio, unito però alla necessità di creare flussi finanziari periodici sotto diversa forma.
Inoltre, ci viene anche spesso richiesto che gli investimenti effettuati vadano a finire in soluzioni etiche o che, per lo meno, non vadano a confluire prodotti finanziari ad impatto negativo per il mondo.
Ma andiamo a vedere più nel dettaglio di cosa parliamo.
Bisogni tipici degli enti religiosi ed ecclesiastici
Come abbiamo menzionato in precedenza, spesso accade che gli enti religiosi ed ecclesiastici si ritrovino con patrimoni immobiliari consistenti che, in molti casi, risultano essere di molto superiori alla componente finanziaria. Questo porta ad uno sbilanciamento del portafoglio dell'organizzazione che, spesso senza accorgersene, rischia di ritrovarsi in futuro con delle necessità patrimoniali non allineate alla propria esposizione finanziaria.
Non solo, talvolta molti di questi immobili sono cosiddetti “asset non performanti” o “asset non strategici”, ovvero asset che, nel caso degli immobili, producono più spese che redditi, o che addirittura non producono alcun reddito. Senza contare che, a differenza della maggior parte degli asset finanziari di qualità, questi beni immobili rappresentano asset poco liquidi e quindi, in caso di necessità, più difficili da vendere.
Un'elevata esposizione immobiliare non è sempre negativa, anzi, in molto casi è anche necessaria per questi enti, ma ciò che riscontriamo sempre più spesso è che un'eccessiva componente immobiliare nel portafoglio di queste organizzazioni spesso si scontra con quello che sono le reali esigenze che queste ci manifestano. Ad esempio, una di queste esigenze può essere ricevere dei flussi periodici – ad esempio mensili o trimestrali – per far fronte alle spese ricorrenti, ma che siano flussi stabili nel tempo, cosa che un immobile in affitto non sempre può garantire.
In ottica di buona educazione finanziaria, è giusto sapere che esistono soluzioni di gestione patrimoniale che, in casi specifici, sono più in linea con questi bisogni.
Investimenti Etici
Un’altra caratteristica che abbiamo riscontrato, risiede nella richiesta di far confluire gli investimenti in soluzioni etiche, siano esse ambientali, sociali, e di buona gestione aziendale (gli anglosassoni racchiuderebbero il tutto nella sigla “ESG”: Environmental, Social, Governance). Anche in questi casi, è bene assicurarsi che l’analisi dietro a questi investimenti sia minuziosa, in modo da evitare soluzioni etiche di facciata che praticano, ad esempio, il cosiddetto “greenwashing”.
Il greenwashing è una pratica molto diffusa tra le compagnie che si basa sul fingere che il proprio prodotto abbia una presunta vicinanza a tematiche di sostenibilità - ad esempio utilizzando confezioni o parole che rimandano ad essa - anche se in realtà all'atto pratico non ci sono prove concrete che il prodotto sia davvero sostenibile.
Ebbene, queste pratiche spesso e volentieri avvengono anche nel contesto degli strumenti finanziari, dunque conoscere i parametri di valutazione adeguati a riconoscere i prodotti davvero sostenibili da quelli non sostenibili diventa di primaria importanza, ma di questo ne parleremo in un futuro articolo.
In sintesi, per molti enti è di primaria importanza avere la garanzia che i soldi dell’organizzazione non vadano a confluire in settori o aziende ritenute poco etiche, o che comunque non contribuiscono in maniera attiva a creare un futuro migliore. Per questo, è necessario che dall'altra parte del tavolo di sia qualcuno pronto ad ascoltare le reali esigenze di queste organizzazioni invece di pensare che siano uguali a tutte le altre.
La personalizzazione della pianificazione finanziaria passa anche dal rispetto di queste preferenze e da un'analisi costante dei bisogni specifici dell'investitore, privato o ente che sia.